giovedì 11 novembre 2010

Se fossi una pittrice
dipingerei la "nostra foto" più bella
se questo è l'unico modo
per stare vicino a te.
Staremmo lì, insieme,
come facevamo una volta,
con  fantasia e follia,
sotto ad un cielo vorticoso
alla vista di tutti.

E sogno un luogo
dove posso rivedere il tuo volto
e sò che il mio cuore
mi riporterebbe lì, accanto a te.
solo che
Questa mia immaginazione ferita calpestata uccisa negata dimenticata
perchè sento di averla ferita calpestata uccisa negata dimenticata e per quale motivo mi chiedo?
Solo per gente che Tina Pica sintetizzò in una battuta di "Pane, amore e fantasia".
Tina Pica: "Lo dice la gente"
De Sica: "Ma quale gente?"
Tina Pica (accompagnando la frase con un movimento del braccio che avvolge e coinvolge) : "Eh, la gente, la gente ..."

martedì 9 novembre 2010

nonna, ma dove abito? Possibile che esiste un mondo in cui le antiche leggende prosperino indisturbate alla periferia di cittadini e generino racconti fantastici? è il segno che tutte le favole, persino quelle più incredibili, sono radicate in qualche verità o è tutta questione di magia?
la mia testa rischia di esplodere, sono diventata isterica e paranica.
ma non ho mai dubitato, neanche per un istante, della superiorità e della diversità di lui rispetto alla norma. Scoprire il suo essere non era stata una sorpresa, sapevo che in lui c'era qualcosa.

lunedì 8 novembre 2010

capitava spesso che i nostri sguardi si incrociassero, la nostra era una complicità tacitamente dichiarata. Ho avuto spesso paura che quegli sguardi e quei sorrisi che mi regalava fossero solamente frutto di una buona educazione.
Scriveva. Lo faceva spesso. Scriveva su un quaderno arancione con copertina rigida.
Chissa cosa scriveva? Chissà se ha mai scritto qualcosa su di me? mi chiedevo.
Mi piaceva vederlo scrivere.Innanzitutto perchè si toglieva l'armatura e poi perchè si vedeva che era totalmente immerso in ciò che faceva. Tanto che ne ero persino gelosa. E' vero che quando scriveva non alzava mai la testa dal quaderno, ma vederlo così coinvolto in ciò che scriveva lo rendeva ancora più affascinante. Avrei voluto far parte di quel suo mondo.
Anche quando leggeva non si distraeva mai. Per farlo si metteva gli occhiali. Gli stavano bene.
<<ma tu chi sei?>> chiesi io.
<<vuoi saperlo davvero?>>
<<Sì.>>, replicai.
Mi guardò negli occhi e poi alzò lo sguardo al cielo.
<<sono una stella>>
Scoppiai in una sonora risata.<<ma dai, smettila con questi scherzi, dimmi chi sei>>
<<Sono una stella>> ripetè di nuovo.
Mi stavo innervosendo.
<<vuoi farmi credere che sei, una stella?>>
<<e tu, per favore, vuoi crederci?Dimentica le brutte esperienze che hai avuto che ti hanno portato a essere una persona che non crede più nella magia dell'esistenza, sforzati almeno questa volta che esista una magia.>>

domenica 7 novembre 2010

Smarrita.
così mi è sembrata la prima volta che ho parlato con lei. stava da sola, cercando di far volare il suo aquilone.Non c'era niente di strano in quella gracile ragazza dai piedi scalzi. Eppure, il modo in cui faceva volare il suo aquilone mi faceva capire che era diversa dalle altre. Non solo cercava di farlo volare, ma ci parlava, lo chiamava. Ci tentava, facendo librare il suo aquilone splendente come un diamante e colorato con i colori pastello di una volta, e poi ancora di nuovo su nel cielo della fredda brezza mattutina: era inverno.Ma ogni volta che era sul punto di volare, finiva da un altra parte e planava a terra.<< dovresti allungare un pò la coda>>, suggerii. <<fallo anche un pò più pesante, così quando inizi a correre e l'aquilone sta per alzarsi, la coda controllerà la direzione.>>
<<Ne sei sicuro?>>chiese la ragazza.
A essere onesto, no, ma: il segreto di un aquilone ben bilanciato sta nella coda.
<<Una coda più lunga, dici? ne sei sicuro?>> incalzò di nuovo la ragazza.<<Pensi che se la farò più lunga mi spingerà in alto nel cielo con lui?>>
Sorrisi.<<No. l'aquilone andrà più in alto, ma non ti porterà in cielo.>>
<<Allora non va bene>>,rispose.Raccolse da terra il suo amico alato, arrotolò lo spago e fece per andarsene via. Mi sentivo terribilmente in colpa. Mi ero scontrato con il sogno di una ragazza: il suo aquilone l'avrebbe aiutata a volare. Dovevo essere sincero con lei e farla desistere dal fare sforzi che non avrebbero funzionato. tuttavia la tristezza che vidi nei suoi occhi mi fece riflettere.
<<Ehi, amica!aspetta!>>. Si fermò e mi guardò.
<<Tu vorresti un aquilone che ti aiuti a volare!>>
<<Non proprio>>, ammise.<<Ho bisogno di un  aquilone che mi faccia raggiungere le stelle.>>
<<Stai scherzando, vero?>>
<<No.C'è qualcosa di sbagliato nel cercare di raggiungere le stelle?>>rispose arrabbiata.
<<Come ti viene in mente di costruire un aquilone che ti faccia toccare le stelle? E'...è impossibile.>>
<<Se pensi questo...>> non finì la frase e se ne andò.
Non replicai. Era giusto dire a quella ingenua ragazza che non sarebbe mai stata in grado di portare il suo aquilone fino alle stelle?
Il giorno seguente mi alzai presto. Non avevo dormito bene quella notte. Le parole di quella ragazza mi avevano tolto il sonno.
Decisi di tornare nel parco. La ragazza era lì, caparbia come il giorno prima, che cercava di far volare il suo aquilone senza riuscirci.
mi avvicinai a lei.<<Qualche miglioramento?>> chiesi.
<<Perchè me lo chiedi?>> replicò. <<Tu non pensi che io possa volare con lui tanto in alto da raggiungere le stelle.>>
<<Esatto>>, ammisi.
<<Ciò che tu non capisci non lo possiedi fino in fondo>>, disse. Venni colto così alla sprovvista da quella frase da non sapere cosa rispondere. Ma quanti anni aveva? sembrava una pivellina alle prime armi, eppure aveva enunciato una verità che mi aveva lasciato senza parole. E, fatto ben più importante, aveva suscitato in me domande a cui non ero in grado di rispondere.
<<Adesso dimmi: sei venuto a fare due passi nel parco o ad aiutarmi a costruire un aquilone che mi porterà alle stelle?>>
<<Non so perchè sto facendo tutto questo, ma ti aiuterò.>>
<<Togliere un peso dal cuore di un'altra persona è un modo per dimenticare il proprio affanno>>, aggiunse la ragazza con un grande sorriso.
Comprammo dei bastoncini di legno, delle cannucce e lo spago necessari a costruire il telaio. Prestammo molta attenzione nella scelta del materiale.Con la carta da regalo, la copertura sarebbe stata perfetta.
<<Ah, e poi deve essere color dell'oro.>>
<<Perchè?>>
<<Così potrà essere visto dalle stelle.>>
Cercai di stare calmo. Sapevo che c'era qualcosa che mi univa a quella ragazza, ma stavo iniziando a sentirmi strano.
<<Che cosa stai cercando di fare?>> le domandai.
<<Tornare a casa.>>
La guardai e decisi di non farle più domande.

sabato 6 novembre 2010

Prima ero una persona spaventata. Avevo paura perchè non vedevo. Ero come una bambina che passeggiava in una stanza buia. Adesso tutto era più chiaro: c'era luce, c'era amore. Ho imparato che il contrario dell'amore non è l'odio. L'odio è assenza d'amore, così come il buio è assenza di luce. L'opposto dell'amore è la paura. Per la prima volta nella vita non avevo paura
bè, nonna, ti sarai accorta che il mio ragazzo  risplende. Gli capita alla luce del sole. Non preoccuparti...

lunedì 1 novembre 2010

Tutti dovrebbero leggere il libro "Gomorra" di Roberto Saviano, per aprire uno spiraglio sulla comprensione del fenomeno della criminalità organizzata in Italia e non solo.
È un libro che dovrebbe interessare tutti per una crescita personale delle coscienze e per un'apertura mentale verso problemi che spesso sfuggono alla nostra attenzione.
È luogo comune pensare che la mafia, la camorra, la 'ndrangheta, la sacra corona unita, la stidda, ecc. siano fenomeni locali, limitati a particolari regioni del sud Italia. Fenomeni che convivono da moltissimo tempo con particolari popolazioni, dalle quali traggono alimento non solo materiale ma anche spirituale, mentale, culturale.
La criminalità organizzata è oramai diventata "il Sistema" che avvolge in una rete spesso invisibile tutta l'Italia e l'Europa e il Mondo. È un sistema dove il limite e le collusioni fra il lecito e l'illecito è diventato sottilissimo.