domenica 7 novembre 2010

Smarrita.
così mi è sembrata la prima volta che ho parlato con lei. stava da sola, cercando di far volare il suo aquilone.Non c'era niente di strano in quella gracile ragazza dai piedi scalzi. Eppure, il modo in cui faceva volare il suo aquilone mi faceva capire che era diversa dalle altre. Non solo cercava di farlo volare, ma ci parlava, lo chiamava. Ci tentava, facendo librare il suo aquilone splendente come un diamante e colorato con i colori pastello di una volta, e poi ancora di nuovo su nel cielo della fredda brezza mattutina: era inverno.Ma ogni volta che era sul punto di volare, finiva da un altra parte e planava a terra.<< dovresti allungare un pò la coda>>, suggerii. <<fallo anche un pò più pesante, così quando inizi a correre e l'aquilone sta per alzarsi, la coda controllerà la direzione.>>
<<Ne sei sicuro?>>chiese la ragazza.
A essere onesto, no, ma: il segreto di un aquilone ben bilanciato sta nella coda.
<<Una coda più lunga, dici? ne sei sicuro?>> incalzò di nuovo la ragazza.<<Pensi che se la farò più lunga mi spingerà in alto nel cielo con lui?>>
Sorrisi.<<No. l'aquilone andrà più in alto, ma non ti porterà in cielo.>>
<<Allora non va bene>>,rispose.Raccolse da terra il suo amico alato, arrotolò lo spago e fece per andarsene via. Mi sentivo terribilmente in colpa. Mi ero scontrato con il sogno di una ragazza: il suo aquilone l'avrebbe aiutata a volare. Dovevo essere sincero con lei e farla desistere dal fare sforzi che non avrebbero funzionato. tuttavia la tristezza che vidi nei suoi occhi mi fece riflettere.
<<Ehi, amica!aspetta!>>. Si fermò e mi guardò.
<<Tu vorresti un aquilone che ti aiuti a volare!>>
<<Non proprio>>, ammise.<<Ho bisogno di un  aquilone che mi faccia raggiungere le stelle.>>
<<Stai scherzando, vero?>>
<<No.C'è qualcosa di sbagliato nel cercare di raggiungere le stelle?>>rispose arrabbiata.
<<Come ti viene in mente di costruire un aquilone che ti faccia toccare le stelle? E'...è impossibile.>>
<<Se pensi questo...>> non finì la frase e se ne andò.
Non replicai. Era giusto dire a quella ingenua ragazza che non sarebbe mai stata in grado di portare il suo aquilone fino alle stelle?
Il giorno seguente mi alzai presto. Non avevo dormito bene quella notte. Le parole di quella ragazza mi avevano tolto il sonno.
Decisi di tornare nel parco. La ragazza era lì, caparbia come il giorno prima, che cercava di far volare il suo aquilone senza riuscirci.
mi avvicinai a lei.<<Qualche miglioramento?>> chiesi.
<<Perchè me lo chiedi?>> replicò. <<Tu non pensi che io possa volare con lui tanto in alto da raggiungere le stelle.>>
<<Esatto>>, ammisi.
<<Ciò che tu non capisci non lo possiedi fino in fondo>>, disse. Venni colto così alla sprovvista da quella frase da non sapere cosa rispondere. Ma quanti anni aveva? sembrava una pivellina alle prime armi, eppure aveva enunciato una verità che mi aveva lasciato senza parole. E, fatto ben più importante, aveva suscitato in me domande a cui non ero in grado di rispondere.
<<Adesso dimmi: sei venuto a fare due passi nel parco o ad aiutarmi a costruire un aquilone che mi porterà alle stelle?>>
<<Non so perchè sto facendo tutto questo, ma ti aiuterò.>>
<<Togliere un peso dal cuore di un'altra persona è un modo per dimenticare il proprio affanno>>, aggiunse la ragazza con un grande sorriso.
Comprammo dei bastoncini di legno, delle cannucce e lo spago necessari a costruire il telaio. Prestammo molta attenzione nella scelta del materiale.Con la carta da regalo, la copertura sarebbe stata perfetta.
<<Ah, e poi deve essere color dell'oro.>>
<<Perchè?>>
<<Così potrà essere visto dalle stelle.>>
Cercai di stare calmo. Sapevo che c'era qualcosa che mi univa a quella ragazza, ma stavo iniziando a sentirmi strano.
<<Che cosa stai cercando di fare?>> le domandai.
<<Tornare a casa.>>
La guardai e decisi di non farle più domande.

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